Il prezzo dell’alluminio ha raggiunto i massimi degli ultimi 13 anni a causa dell’aggravarsi della crisi energetica che ha ridotto le forniture del metallo.

Ogni tonnellata di alluminio richiede circa 14 MWh di energia per essere prodotta, rendendo l’industria il quinto consumatore di energia a livello globale.

Per questo motivo, con il significativo aumento dei prezzi dell’energia, anche il costo di produzione dell’alluminio è aumentato.

Ulteriore causa di questo picco prezzi è stata la decisione della Cina di porre un limite massimo sulla sua futura capacità produttiva di alluminio per frenare i livelli delle emissioni di carbonio legate alla produzione.

Con la Cina che probabilmente continuerà a importare enormi volumi di alluminio nei prossimi anni, il resto del mondo rischia di rimanere a corto di energia ed aumenta il rischio di un ulteriore aumento dei prezzi.

Il colpo di stato in Guinea avvenuto il mese scorso ha esercitato ulteriore pressione sui prezzi dell’alluminio. 

La Guinea possiede alcune delle più grandi riserve mondiali di bauxite, utilizzate per produrre ossido di alluminio, ed è uno dei principali fornitori della Cina.

Con la sua produzione sotto pressione e la domanda in forte espansione, il paese ha importato quantità sempre maggiori di metallo primario. 

Allo stesso tempo la domanda globale di alluminio continuerà a crescere con l’aumento della domanda di tecnologia “verde”. 

Le case automobilistiche utilizzeranno più alluminio per realizzare auto più leggere, per essere più efficienti nei consumi, mentre saranno necessari più cavi elettrici in alluminio per costruire centrali eoliche offshore.

Uday Patel, analista di Wood Mackenzie, ha dichiarato: “Da un lato, il problema è che l’industria dell’alluminio non è sempre molto verde; dall’altro serve l’alluminio per decarbonizzare l’economia”.